martedì 20 giugno 2017

La mia recensione di La Protesta


                            La Protesta

Rosso per natura

Filippo Carini scriveva per passione. La protesta è stato il suo primo esperimento di scrittura. La storia che ci racconta fa parte del patrimonio culturale della mia famiglia e dei suoi amici. Non mi può bastare commentare con poche righe, devo riuscire a esprimere meglio e più diffusamente quanto emerge dagli scritti mio padre. Perché oltre la protesta mio padre ha avuto modo di accumulare negli anni parecchi altri scritti. Ha pubblicato solo un’altra opera, ovvero il Tesoro di San Leo, ma conservo altri tre romanzi, una commedia e decine di poesie e racconti brevi. Tra questi, un incompiuto e ovviamente inedito racconto che aveva scherzosamente intitolato Accattoni srl, mi ha incuriosito prima degli altri. Già con mio padre ancora tra noi avevo avuto modo di leggerne qualche pagina. L’intreccio di vicende non riuscivo a immaginare a quale conclusione potesse portare. Poi anni dopo la morte di Filippo Carini, ripresi a leggere Accattoni srl. Non contento lo rilessi ancora, poi lo accantonai con la promessa di pensarci su e ideare un proseguo o una fine all’altezza delle mie stesse aspettative. Passarono anni, ma ciò non avvenne, poi improvvisamente giunse l’ispirazione. Oggi posso annunciare l’imminente pubblicazione di un romanzo che ha inglobato Accattoni srl come idea integrante anche se largamente rimaneggiato e rielaborato. Tornando a la protesta, è importante sottolineare la valenza sociale del racconto con una sorta di figura sindacale che emerge dal personaggio del Rosso. Il suo piglio da organizzatore dello sciopero pur non essendo dipendente della tonnara, ricorda i rappresentanti sindacali che dall’esterno organizzano e guidano gli scioperi. Anche il figlio del Rosso si muove con lo stesso spirito solidale. Gli altri ragazzi rimangono dapprima sorpresi dalla sua attività apparentemente disinteressata. Entrambi, padre e figlio, si sentono parte vitale della società in cui vivono. Non dipendono dal padrone dei loro amici, ma il loro spirito di solidarietà li rende determinati a costo della propria stessa incolumità. L’altruismo, l’amicizia, la fratellanza, la solidarietà, l’equità sono tutti valori che fanno pensare a implicazioni di carattere politico, a specifiche appartenenze a movimenti e partiti “rossi”, ma non bisogna dimenticare che i protagonisti di questa storia sono siciliani poveri del dopoguerra. La realtà è un’altra. All’epoca non c’era quasi traccia di organizzazione politica di sinistra in Sicilia. In questo libro infatti non c’è alcun riferimento esplicito né a organizzazioni sindacali né a partiti politici né tanto meno a ideologie marxiste. No, Filippo Carini ha scritto puntando all’umanità dei suoi personaggi, ai sentimenti buoni di chi, come il Rosso sacrifica tutto per le sue idee e per i suoi amici. La sua idea di giustizia va al di là di ogni titubanza. Il Rosso crede di essere nel giusto e va in fondo costi quel che costi. Si differenzia dai suoi amici con un modo di fare coerente e coraggioso, solidale e deciso. La conclusione drammatica evidenzia però che la sua battaglia non ha portato frutti immediati, ma solo lacrime e sangue. I semi del suo buon esempio avranno bisogno di parecchio tempo per poter attecchire e germogliare.

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